“Di fronte all'ennesima Traviata molti registi avrebbero optato per una lettura attualizzante, o per un'interpretazione comunque inedita e originale. Stefania Panighini, no. La sua ricerca non si è orientata verso una nuova ambientazione o verso significati secondi che più o meno forzatamente possono scaturire dal libretto di Piave. E' andata invece dentro il personaggio, in un viaggio introspettivo all'interno dell'animo che disvelava tutto lo spessore di Violetta, le emozioni, i desideri, i sogni svaniti, il suo essere in bilico tra amore e libertà, tra vita e morte. L'animo della protagonista si è concretizzato in una bambina, simbolo della sua purezza, che nel dispiegarsi della storia si è mutata in adolescente e poi in donna; queste presenze affiancavano la protagonista risvegliandosi nei momenti di solitudine e di confronto con se stessa, traducendo con i gesti e la corporeità i turbamenti dello spirito.”
LA TRAVIATA - Teatro delle Muse
Il giornale della musica
La regista Stefania Panighini infonde nella produzione cosi tanta energia, da tenere gli spettatori sul bordo della sedia, anche se si sa come va a finire la storia. Ogni elemento, dalla scena alle luci, al trucco di Violetta nell'ultimo atto, è perfetto! Una produzione imperdibile e un lavoro magnifico!
LA TRAVIATA - Dallas Opera
Dallas Voice
Tutto è semplice ed immediato, assai fluido e ben studiato, e l'energia che trabocca dal palcoscenico arriva senza argini in platea, gli studenti, coinvolti come mimi, sempre presenti in scena, creano un ponte di gesti e linguaggi rompendo ogni barriera di diffidenzaza.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
L'Opera Gennaio 2019
Generalmente la Traviata inizia con una scena di festa, ma nel suo debutto americano, la regista Stefania Panighini opta invece per esplorare la storia della vita di Violetta in maniera unica. una giovane e fantasmatica Violetta appare durante i momenti salienti della produzione e aggiunge elementi intriganti e nuovi in una storia che è familiare a tutti, facendo di Violetta una figura sfaccettata e più interessante.
LA TRAVIATA
Arts & Culture TX
Ma la Bohème di Stefania Panighini è, suppongo intenzionalmente, così: è frastuono e lustrini al punto da riuscire a scombinare tutto senza che il pubblico se n’accorga. Con mano abile, con l’agilità di un prestigiatore che distrae per agire fa accomodare gli spettatori nel gioco e li fa giocare. Si applaude per le belle scene illuminate e vive, per i colori sgargianti sparsi un po’ dovunque, anche sulle scala, alta, dove Mimì e Rodolfo cantano tutto il duetto del primo atto. Quindi la Panighini vince? Vince certo la sfida con gli spettatori, perché lo spettacolo c’è, ed è talmente evidente da comprendere anche il resto.
LA BOHEME
David Toschi - Operaclick
Panighini muove bene il palcoscenico, la scena è bella, i costumi anche, tutti recitano e insomma lo spettacolo funziona!
NINA OSSIA LA PAZZA PER AMORE
Alberto Mattioli - La Stampa
Attraverso una regia delicatissima e insieme teatralmente dinamica, lo spettacolo coglie nel segno, va al cuore dello spirito dell'opera, mettendo al centro il tema della follia in chiave onirica e liberando la partitura da inutili folclorismi da presepio. L'abile costruzione dei personaggi permette alla raffinata regia di cogliere da un lato la dimensione patetica in cui la protagonista accarezza una follia che non è incubo ma languida sospensione dei ricordi per un passato perduto o non vissuto, dall'altro sviluppa la commedia con i toni necessari al coté leggero che ne attraversa alcune scene.
NINA OSSIA LA PAZZA PER AMORE
Alessandro Mormile - L'opera
La “tragedia giapponese”, messa in scena con la regia di Stefania Panighini, si dimostra spettacolo gradevole e coerente con la scelta di spostare l’azione agli anni immediatamente precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale. Semplici proiezioni sul fondale contribuiscono alla “messa in situazione”, definendo l’arco cronologico nel quale si sviluppa la vicenda e associando la fine di quel mondo ibrido, fatto allo stesso tempo di cultura sia orientale che nordamericana, alla tragedia dell’atomica sganciata su Nagasaki
MADAMA BUTTERFLY
Caterina De Simone - Operaclick
(...) la messa in scena, vero asso nella manica di questo ambizioso e coraggioso progetto, è affidata per regia e impianto scenico a Stefania Panighini. La regia della Panighini è cosa meditata, teatrale e ricca di atmosfere soffuse da risultare ancor più rivelatrice se rapportata ai pochi mezzi scenici messi a disposizione.
DON GIOVANNI
Alessandro Mormile - L'opera
T.S. Elliot wrote of the world ending 'not with a bang but a whimper' in 'The Hollow Men'. This was what I thought of as Jeruc-Kopec breathed her last in the role of Violetta - the juxtaposition of both of these things, a tremendous high in the midst of the lowest low which left the audience rooted to their seats in suspense.
If this Short Work couldn't encourage you to seek to see the full opera, nothing could.
LA TRAVIATA
Anna Hayes - Wexford Echo Newspaper
L'innovativa regia di Stefania Panighini sposta le vicende nella Cinecittà degli anni cinquanta: la giovane regista sa gestire con maestria questo arduo adattamento. Il legame con il mondo del cinema è molto forte, come la vespa davanti al Colosseo, chiaro rimando a Vacanze Romane.
DON PASQUALE
Andrea Balestri - La gazzetta di Lucca
Bastano cantanti (ben) preparati, la regia di Stefania Panighini che ama l'intimo femminile esibito, ma diverte e se la spassa, l'esecuzione non caustica, ma snella e pulita. Poche cose sono buffe come la parodia melodrammatica di Offenbach!
OFFENBACH DOUBLE BILL
Angelo Foletto - La Repubblica